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Artchipel Orchestra & Phil Miller - Truly Yours - Musica Jazz - N. 838 - Settembre 2020
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ARTCHIPEL
ORCHESTRA
&
PHIL MILLER
TRULY
YOURS
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TUTTI INSIEME
(IN ORDINE SPARSO)
Marco Fior, Marco Mariani, Michele Marrano, Alberto Bolettieri, Rudi Manzoli, Andrea Ciceri, Germano Zenga, Rosarita Crisafi, Alberto Zappalà, Carlo Nicita, Stefano Montaldo, Luca Pedeferri, Andrea Serino, Luca Gusella, Giuseppe Gallucci, Gianluca Alberti, Stefano Lecchi, Naima, Faraò, Serena Ferrara, Francesca Sabatino, Francesco Forges, Fernandino Faraò. |
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Dopo "Play Soft Machine", che allegammo alla rivista nel 2014, Musica Jazz torna a pubblicare un nuovo lavoro dell'orchestra diretta da Fernandino Faraò e questa volta dedicato alle musiche di Phil Miller, che con Artchipel aveva già collaborato nel 2011.
di CLAUDIO BONOMI
foti di PAOLO ARALDI
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elivery, Matching Mole, Hatfield and the North, National Health, In Cahoots.
Nomi che evocano per ogni appassionato delle musiche di Canterbury paesaggi sonori indescrivibili, sempre sospesi tra tradizione melodica, progressive, jazz e avanguardia. Tra gli artefici di quei paesaggi figura Phil Miller, raffinato virtuoso della chitarra elettrica e compositore, scomparso nell'ottobre del 2017 a soli 68 anni. Un musicista dallo stile non omologabile descritto efficacemente da Jonathan Coe, fan ante litteram di Canterbury e dintorni, nel suo ultimo romanzo Middle England attraverso le parole del protagonista Benjamin Trotter che rivela a un'intervistatrice quanto la freschezza e l'originalità combinate a un ripensamento completo della forma della musica degli Hatfield and the North e di Phil Miller siano stati determinanti nel decidere di diventare uno scrittore.
Nonostante la complessità delle trame con continui cambiamenti di metro e di chiave, le composizioni di Miller, chiarisce Coe/Trotter, risultano davvero orecchiabili, piacevoli. Un equilibrio perfetto tra ricerca sonora e ricchezza melodica. Sta proprio qui la magia di Miller, musicista lontano anni luce dallo stereotipo del chitarrista rock, quasi da apparire un semplice gregario, ma, allo stesso tempo, sempre essenziale e determinante nell'architettura del suono sin dai tempi dei Delivery, il suo primo gruppo creato nel 1966 a soli 17 anni con il fratello Steve al piano e voce, Pip Pyle alla batteria e Jack Monck al basso. Una magia che l'Artchipel Orchestra, collettivo milanese guidato dal batterista, compositore e direttore d'orchestra Ferdinando Faraò, ha riacceso con «Truly Yours», il cd che trovate questo mese allegato a Musica Jazz.
L'album contiene sette composizioni che interessano diverse fasi della carriera del musicista - compositore inglese e spaziano dagli inizi degli anni Settanta con, per esempio, Nan True's Mole e Calyx (periodo Matching Mole e Hatfield and the North) alla seconda metà degli anni Ottanta con Second Sight e Truly Yours (periodo In Cahoots). L'Artchipel non è nuova a questo tipo di operazioni avendo in passato già esplorato e riarrangiato composizioni di musicisti e gruppi del progressive e del jazz britannico. Molti ricorderanno, per esempio, l'album «Ferdinando Faraò & Artchipel Play Soft Machine» allegato al numero di settembre 2014 di Musica Jazz.
«Questo nuovo lavoro - esordisce Faraò - rappresenta un po' la chiusura di un cerchio in quanto il primo contatto con Phil avvenne nel 2011 in occasione della lavorazione di «Never Odd Or Even», il primo album dell'Archipel Orchestra. Allora Phil fu molto felice di partecipare al progetto e registrò le sue parti di chitarra in due brani di Alan Gowen, Arriving Twice e Shining Water, mentre declinò l'invito a contribuire a un brano di Dave Stewart (Tenemos Road, dal primo omonimo album dei National Health, ndr). Poi ci fu la grande occasione mancata di suonare insieme all'edizione 2014 di Fasano Jazz. Su invito del direttore artistico Domenico De Mola, l'Artchipel avrebbe dovuto suonare due set: uno dedicato alle musiche di vari gruppi della scuola di Canterbury con Miller ospite e uno dedicato a quelle dei Soft Machine con ospiti Keith Tippett e Julie Tippetts. Purtroppo all'ultimo, a causa di un improvviso problema di salute, Miller dovette dare forfait. Da allora, siamo rimasti in contatto con la promessa reciproca di combinare qualcosa insieme tanto che Miller aveva più volte espresso il suo gradimento riguardo al fatto che vi fossero delle versioni delle sue composizioni per orchestra o per grandi organici.
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Quando hai deciso di dedicare un intero album alle composizioni di Miller?
A dire la verità, mi è sempre frullata in testa l'idea di fare qualcosa. Forse in ragione di quella mancata occasione nel 2014. Però non vorrei definire questo lavoro un omaggio. E non si tratta nemmeno di un'operazione nostalgia. Si è trattato semplicemente di completare un ciclo durato nove anni e iniziato nel 2011, quando l'Artchipel ha cominciato a lavorare all'album «Never Odd Or Even», e proseguito, negli anni successivi, con gli album dedicati alle musiche dei Soft Machine e di Lindsay Cooper. Ecco, «Truly Yours» va inquadrato in questo contesto e, dunque, non c'è nulla di celebrativo e, soprattutto, nessuna volontà di autocompiacimento. Il nucleo centrale resta sempre la musica.
Come hai scelto i brani di «Truly Yours»?
L'idea primaria è stata quella di offrire all'ascoltatore una panoramica, la più vasta possibile, dell'opera musicale di Miller con l'intento di valorizzarne le peculiarità come compositore. Ho quindi scandagliato l'intera sua produzione e nella selezione dei brani mi ha aiutato molto Alessandro Achilli. Ovviamente, la scelta è caduta su quelli che si prestavano meglio a una rilettura in chiave jazzistica e a un arrangiamento per big band. Ma devo dire che poi, alla fine, a prevalere è stato il gusto personale. Quando poi il progetto era già in fase di maturazione è arrivata la possibilità offerta dal sito Phil Miller - The Legacy (philmillerthelegacy.com), curato dalla moglie di Miller, Herm Mew, e da suo figlio Kyle, di poter fruire liberamente degli spartiti delle composizioni che figurano in «Truly Yours». Non tutti, per la verità: per esempio, lo spartito di God Song non era ancora stato caricato sul sito e, quindi, dovemmo richiederlo direttamente a Herm e a Kyle che lo fornirono senza problemi, dimostrando una grande sensibilità e generosità. La stessa generosità di Phil che, prima di morire, dette disposizione di creare il sito in questione dal quale chiunque potesse ascoltare e scaricare gratuitamente l'intera sua discografia. Una dimostrazione di grande prodigalità assolutamente non comune, che fa capire lo spessore di Miller sia come musicista, sia come uomo. Si tratta di un sito che consiglio a tutti di visitare in quanto è funzionale esclusivamente alla musica con nessuno intento celebrativo: ogni brano è raccontato e «radiografato» da Miller con osservazioni su strutture formali, strutture armoniche, scale, aspetti ritmici. Note che mi hanno aiutato moltissimo nel creare gli arrangiamenti.
Se dovessi descrivere la grandezza di Miller come chitarrista e compositore a una persona che non conosce i suoi lavori, come lo racconteresti?
Miller era caratterialmente un tipo schivo cui non piaceva mettersi in mostra. Direi, un antidivo per antonomasia. Anche il suo modo di suonare, quasi rannicchiato su se stesso, era in qualche modo sintomatico di una personalità complessa con un approccio mai autoreferenziale. A livello musicale, lo definirei un instancabile ricercatore dal punto di vista armonico. E questo si comprende benissimo leggendo proprio le sue dettagliatissime note che accompagnano i brani, dove arriva ad indicare percorsi armonici assolutamente inediti. Per esempio in Calyx, una delle sue composizioni-manifesto, indica una serie di scale nominate in base ai canoni dell'armonia jazz e altre le definisce semplicemente unnamed (senza nome) in quanto non codificate da nessuno. Sono scale che non si trovano nemmeno nei trattati fondamentali di armonia del Novecento come quelli di Vincent Persichetti o Nicolas Slonimsky. L'armonia è stata, dunque, il centro di gravita della sua attività come compositore e da ciò è scaturito un linguaggio chitarristico assolutamente originale e innovativo.
Passiamo quindi ad analizzare il nuovo lavoro dell'Artchipel brano per brano.
Si inizia con Above & Below, composizione che fece la sua prima apparizione ufficiale nell'ultimo lavoro di Alan Gowen, «Before A Word Is Said» pubblicato nel 1982, e che venne ripresa da Miller in diversi contesti, diventando quasi un obbligato nei concerti degli In Cahoots.
Esatto. È un brano di forte impatto che si sviluppa in crescendo e raggiunge il climax con un'improvvisazione collettiva con tutti i fiati dell'orchestra in primo piano. Un'improvvisazione che anticipa lo svolgimento del tema. È, dunque, un brano anomalo a livello strutturale in quanto il tema non viene suonato all'inizio, ma alla fine. Si tratta di una overture perfetta a «Truly Yours».
Fernandino Faraò |
Restando negli anni Ottanta e al periodo degli In Cahoots, formazione dove Miller è stato leader e principale compositore, hai scelto due brani tratti da loro primo album «Cutting Both Ways» del 1987.
Esatto, e si tratta di Second Sight e di Eastern Region. Il primo è un brano jazz con la ritmica che va in quattro, in pratica uno swing. Lo schema è quello classico con il terna e l'alternanza degli assolo. A tal proposito, in questo album non ci sono molte parti collettive o frutto di improvvisazioni, ma sono i solisti ad essere quasi sempre in primo piano. In questo caso, gli assolo sono firmati da Germano Zenga al sax tenore e da Luca Gusella al vibrafono, che hanno dovuto affrontare una prova molto impegnativa in quanto i giri armonici di Second Sight sono davvero ostici. Il mio consiglio ai solisti, dopo aver attentamente ascoltato l'originale in cui l'assolo è eseguito da Elton Dean, è stato quello di «costruire» le loro parti non basandosi sugli accordi ma seguendo una sorta di «second line» rappresentata dal tema lasciato sottotraccia. Per quanto riguarda Eastern Region le voci, come tradizione dell'Artchipel, giocano un ruolo di primo piano. Voci che non ci sono nella composizione originale. A parte questo, la struttura dell'arrangiamento rispecchia abbastanza fedelmente quella genuina creata da Miller.
Truly Yours, brano che dà il titolo all'album, proviene sempre dal repertorio In Cahoots e precisamente da «Split Seconde» del 1988.
Sia il brano, sia il titolo mi sembravano ideali per onorare il genio di Miller. e, come la maggioranza delle composizioni del chitarrista del periodo In Cahoots in particolare, si prestava benissimo a una rilettura in chiave jazzistica anche di tipo ortodosso.
Un altro gruppo di brani risale ai gruppi «storici» di Miller, Matching Mole e Hatfield and the North. Dal secondo album dei Matching Mole, «Little Red Record» del 1972 prodotto da Robert Fripp, hai scelto Nan True's Hole e God Song.
Il primo brano è caratterizzato da un riff ossessivo, che ho trascritto in quanto lo spartito della composizione non era ancora disponibile sul sito. È una composizione di forte tensione, scandita da una voce recitante che legge il testo originale del brano, scritto da Robert Wyatt. Anche in questo caso ci siamo attenuti alla versione originale dei Matching Mole. God Song è, invece, l'unica composizione in «Truly Yours» che è stata arrangiata da Francesco Forges, flautista, compositore e docente, ma anche cantante. Sono molto contento che Francesco sia tornato a collaborare con l'Artchipel e credo che in God Song abbia fatto un ottimo lavoro, contribuendo a valorizzare le intricate linee vocali che la caratterizzano, interpretate alla perfezione della voce solista Serena Ferrara. Serena è una presenza storica dell'Artchipel e gioca sempre un ruolo determinante nelle cosiddette circle songs, i momenti di improvvisazione collettiva delle voci.
Dal repertorio degli Hatfield and the North hai invece scelto Calyx, brano che appare nell'omonimo album di debutto della band risalente al 1974.
È un brano meraviglioso, caratterizzato da una notevole complessità intrinseca, che non poteva mancare in questo lavoro. Qui le voci, che sono da sempre un vero e proprio «marcatore» del sound dell'orchestra, sono ancora una volta protagoniste con Naima Faraò che canta la melodia eterea e irregolare della ballad e con Francesco Forges che dialoga con il sax baritono di Rosarita Crisafi. Un dialogo astratto e atonale al quale aggiunge colore il flauto di Carlo Nicita che sottolinea ed enfatizza la struttura armonica del brano. Le composizioni di Miller si caratterizzano per un apparato melodico fortissimo e, dunque, anche rispetto ai progetti precedenti dell'Artchipel, in «Truly Yours» vi è una presenza ancora più diffusa e importante delle parti vocali in tutti i brani dell'album.
Melodie apparentemente semplici da suonare o da cantare, ma che presentano notevoli difficoltà per chi le esegue. Per esempio, in Calyx ci sono degli intervalli davvero impegnativi da affrontare. Riguardo proprio al ruolo delle voci nel contesto dell'orchestra, nel corso degli anni c'è stata anche una reale evoluzione qualitativa: oggi non si soffermano più solo alla sottolineatura di alcuni passaggi tematici, ma contribuiscono a tutto lo sviluppo compositivo, interagendo con le parti strumentali e nelle improvvisazioni anche a livello estemporaneo o a chiamata. In questo senso, si sono rivelati molto preziosi gli insegnamenti di Adam Rudolph, compositore americano con il quale abbiamo collaborato e che ha sviluppato un sistema compositivo assolutamente innovativo chiamato Cyclic Verticalism. Si tratta di un metodo basato su cicli ritmici legati alla tradizione africana e indiana.
Com'è ormai tradizione, infine il cd si chiude con un tuo brano. Questa volta è Esprit merveilleux.
È nato istintivamente. Ero seduto al pianoforte e immaginavo di suonare davvero con Miller. In realtà non c'è alcun riferimento alle musiche del chitarrista inglese ma, riascoltandoo, ho trovato che si armonizzasse perfettamente con il resto. E che c'era una sorta di filo rosso che lo collegava alla narrazione musicale di «Truly Yours».
Quando prevedi di portare questo nuovo lavoro dell'Artchipel in concerto?
Il periodo, come sappiamo, non è certo tra i più favorevoli alle esibizioni dal vivo. La prima data utile potrebbe essere intorno alla fine di ottobre, in occasione della nuova edizione di JazzMi. Incrociamo le dita!
Claudio Bonomi
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