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Robert Wyatt - La mente di un bambino - Mucchio - N. 615 - Ottobre 2005
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Robert Wyatt la mente di un bambino
In un teatrino nel cuore di Parigi, una umida sera di maggio dei miei ventitre anni (era il 1975), vidi finalmente Robert Wyatt su un palcoscenico. Finalmente. Lo avevo inseguito dai giorni di Moon In June, la meravigliosa filastrocca del Soft Machine terzo, e quando poi mi ero intrecciato con lui in quel vertiginoso Las Vegas Tango avevo abbandonato ogni ritegno - dovevo vederlo a tutti i costi. Ma Londra era lontana, in quei giorni di aerei niente affatto low cost, e a un certo punto arrivò la notizia che Wyatt aveva avuto un incidente, era caduto dalla finestra di un appartamento e si era spezzato la colonna vertebrale. Si era salvato per miracolo ma, costretto su una sedia a rotelle, dicevano che non avrebbe più calcato le scene.
Invece eccolo quella sera al Theatre des Champs Elysées, giusto due anni dopo, eccolo al pianoforte con gli amici Henry Cow per uno show che ricordo magico ma di cui in effetti rammento solo pochi dettagli: il palco arredato come un salotto, con poltrone e paralumi, l'entrata in scena e tutto il pubblico in piedi ad applaudire, a ringraziare, ma sì, a piangere. Troppa emozione, ecco perché non ricordo quasi niente. La stessa che mi ha preso l'altro giorno, quando ho messo nel lettore ed il nuovo disco di Wyatt, che è "nuovo" solo per il catalogo discografico ma risale appunto a quei giorni appassionati. No, non è il concerto di Parigi. È un altro show, tutto diverso, che era accaduto qualche mese prima a Londra e all'epoca del mio magone ai Campi Elisi non conoscevo; il primo effettivo spettacolo di Wyatt dopo l'incidente, 8 settembre 1974, al Theatre Royal Drury Lane. Per anni un nastro di quella serata ha navigato tra gli inferi dei bootlegs, con tutto lo zolfo e i gracidii del caso. Questa è un'altra cosa, suoni puliti musica che respira, e onore alla Rykodisc per averci fornito una fotografìa così nitida di quel momento speciale.
Lo show lo aveva organizzato Richard Branson (proprio lui, il miliardario da Guinness - pensate un po' com'è cambiato il mondo) per onorare quello che all'epoca era un suo artista; a luglio per la Virgin era uscito Quella meraviglia di Rock Bottom e di lì a poco sarebbero iniziate le registrazioni di un altro bellissimo LP, Ruth Is Stranger Than Richard. Branson allestì quel po' po' di evento con un simpatico trucco che gli fa onore. Lo racconta Dave Stewart tra le righe di Wrong Movements, la fondamentale Bibbia di Mike King; il signor Virgin contattò i vari musicisti all'insaputa di Wyatt, assicurando a ognuno che Robert teneva molto alla loro adesione, e al diretto interessato giurò che erano stati i musicisti a premere perché lui tornasse a esibirsi. Alla fine di questo balletto incrociato, si radunò uno splendido cast con Stewart, Hugh Hopper, Laurie Allan, Fred Frith, Mike Oldfield, Julie Tippett, Gary Windo, Mongezi Feza. Venne chiamato John Peel a presentare; e Ivor Cutler, con Phyllis April King, ebbe l'incarico di preparare la platea "con una selezione di canzoni e poesie".
Fu uno show concentrato, sta tutto in un cd. Ma certe volte il tempo non si calcola in minuti e ore, si misura in densità, si pesa emotivamente; e allora è un concerto lunghissimo, un viaggio delle meraviglie in posti lontani della mente e del cuore. Wyatt inizia bofonchiando una Dedicated To You di un minuto e mezzo. Fa così per timidezza, forse, per spirito di paradosso; una nervosa litania per sciogliere la lingua e acclimatarsi. Perché poi attacca Memories e tutto cambia. L'aria diventa dolce, calda, sarà quella l'atmosfera dello show, con occasionali lampi e piccole improvvise tempeste che guizzano e svaniscono. Rock Bottom era fatto alla stessa maniera, e lo show a un certo punto lo incorpora per intero: l'estatica dolcezza di Sea Song, di Alifib, di A Last Straw alternata al Carnevale folle di Little Red Riding Hood Hit The Road. Sono le nuvole che si alternano nella mente di Robert giovane, nuvole nere di inquietudine e strazio e nubi candide, paffute, in cicli di innocenza - Robin Williams che guarda la volta celeste con occhi da bambino ne La leggenda del Re Pescatore. C'è il marchio dell'incidente, come non potrebbe?, ma mi viene da pensare che Wyatt sia sempre stato così, come in fondo siamo tutti, sul ciglio tra la tenebra e la luce. In lui ha prevalso la luce, e lo sguardo innamorato del puer eternus. Gli canta appunto quello Julie Tippett, nel bellissimo intermezzo di Mìnd Of A Child: e Wyatt a distanza di tanti anni la ringrazia - "È una canzone cruciale che esprime, più chiaramente di quanto io avrei potuto, qualcosa di quello che all'epoca ci preoccupava: riafferrare la gaiezza seria e libera che appartiene al tempo dell'infanzia."
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A un certo punto Wyatt abbandona Rock Bottom e si spinge più indietro, ai Matching Mole appena dietro l'angolo, a Instant Pussy, Signed Curtain. Sul programma è annunciata God Song, che purtroppo non va in onda; forse per questioni tecniche o forse perché, alla luce del drammatico incidente che Robert ha subito, quella ferma contestazione alla divinità rischia di prendere le sembianze di una bestemmia che non voleva essere. C'è invece Calyx, la canzone degli Hatfield And The North che era stato il primo atto musicale di Wyatt una volta dimesso dall'ospedale: bella e acrobatica, rischiando di spezzare le fragili corde vocali per quei guizzi improvvisi, su su.
"Sapevo che lo spettacolo sarebbe riuscito benissimo perché in fondo Laurie Allan, Hugh e Dave Stewart sono la sezione ritmica dei miei sogni. E pensavo: 'Mal che vada, quei tre e Fred Frith sapranno estrarre qualcosa dal cilindro'". In effetti la improvvisata band sembra ispiratissima, oltre che indovinata, con una menzione particolare per Fred Frith (avesse continuato con quei suoni £ curiosità!) e
per il grande, misconosciuto Gary Windo - una intera orchestra, e neanche piccola, in un solo corpo e fiato d'uomo. Anche Wyatt è in gran spolvero, e per nulla impacciato; ma "quelli come me non pensano in fretta e lavorano meglio quando non hanno occhi puntati addosso", e allora saranno pochissime le occasioni di ritrovarlo ancora su un palco - quella "mia" sera a Parigi, una volta famosa a Piazza Navona "per l'apertura della campagna sulla depenalizzazione della marijuana contro le droghe pesanti", sempre con gli Henry Cow, e pochissimo altro.
Lo show del Drury Lane finisce con uno scarto d'umore, uno zompo improvviso dal malinconico sognante al fun fun fun. Robert e la sua Orchestra dalle Profondità Marine intonano una vecchia canzone di Neil Diamond per i Monkees, l'm A Believer, e ci giocano sopra per quasi sei minuti. Due giorni prima la Virgin ha pubblicato quel brano come facciata A del nuovo singolo di Wyatt. "Mi pare che in una intervista mi avessero chiesto quali fossero le mie dieci canzoni preferite
- una specie di 'I dieci dischi rock che porteresti su un'isola deserta'
- e io avevo subito accettato, perché mi diverto a stilare quegli elenchi. La lista finì in mano a Simon Draper della Virgin, che notò la presenza di quel vecchio successo dei Monkees e mi domandò: 'Dicevi sul serio?' lo avevo bluffato, lui era venuto a vedere e quindi risposi di sì. Entrai in studio e incisi l'm A Believer".
Riccardo Bertoncelli
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