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 Non è stata, un'impresa da poco - Cultura Commestibile.com - N° 394 - 27 marzo 2021





di Alessandro Michelucci

Londra è incontestabilmente la capitale del rock britannico, ma ancora prima è la città dove si è sviluppato un fenomeno musicale di rilievo planetario. Naturalmente questo non sarebbe stato possibile se la città sul Tamigi non avesse ricevuto l'apporto decisivo di altri centri urbani sparsi in tutto il Regno Unito.

Pensiamo a Sheffield, patria del pop elettronico in auge fra la fine degli anni Settanta e l'inizio del decennio successivo. In altre parole, gruppi come ABC, Cabaret Voltaire, Human League... Eve Wood ha realizzato un bel documentario sul fenomeno, Made In Sheffield: The Birth Of Electronic Pop I977-'82 (2004). Un'altra città importante è stata Manchester, dove sono nati fra gli altri Oasis, The Smiths e Van der Graaf Generator.

Canterbury merita invece un discorso a parte. Mentre nei casi suddetti e in tanti altri i gruppi sono nati nella stessa città ma hanno seguito percorsi autonomi, l'antica città del Kent è diventata famosa come sede di un movimento piuttosto unitario: non a caso è nata l'espressione Canterbury sound. A questo fecondo ambiente musicale è dedicato il libro The Canterbury Sound in Popular Music: Scene, Identity and Myth (Emerald Publishing, 2021), curato da Asya Draganova, Shane Blackman e Andy Bennett (ce ne occuperemo meglio). Parliamo di gruppi come Caravan, Hatfield and the North, Matching Mole e Soft Machine, nei quali si sono alternati e rimescolati moltissimi musicisti. Il più carismatico, e senza dubbio il più geniale, rimane Robert Wyatt. Il musicista, all'epoca batterista, ha perso l'uso delle gambe nel 1973, in seguito a una caduta dal quarto piano. All'epoca aveva già lasciato i Soft Machine e aveva formato un altro gruppo, i Matching Mole. Perdere l'uso delle grambe è una menomazione tremenda per chiunque, ma a maggior ragione per un batterista di 28 anni. Eppure Wyatt non si è arreso. Sostenuto dalla moglie Alfreda Benge, il musicista è riuscito a trasformare la tragedia nell'alba di una nuova stagione musicale. La batteria è stata sostituita dal piano e dalla tromba. Con queste nuove armi ha iniziato un percorso singolare ed entusiasmante. Tre decenni segnati da una produzione discografica limitata ma ricca di perle, da Rock Bottom (1974) a Comicopera (2007). Senza dimenticare i numerosi singoli, gli EP e le collaborazioni con i musicisti più svariati, fra i quali Bjòrk, Cristina Dona, Phil Manzanera e Paul Weller. Poi, in un'intervista apparsa su Uncut nel dicembre del 2014, il musicista inglese ha annunciato l'intenzione di abbandonare l'attività. Nel suo stile, senza clamore, in modo normalissimo, come se avesse detto "Vado al cinema". E ha aggiunto: "Una cinquantina di anni in sella non sono pochi... Smetto con orgoglio, non voglio spegnermi".





Robert Wyatt è un musicista decisamente sui generis. Estraneo alla logica commerciale, ma al tempo stesso mai chiuso in una torre d'avorio. Comunista convinto, ma lontano anni luce dai radical chic e dalla sinistra salottiera. Le sue idee politiche traspaiono chiaramente da varie canzoni, ma non ha mai usato la musica come strumento di propaganda politica.

Per conoscere bene questo artista multiforme, ovviamente oltre ai suoi dischi, ci sono due libri particolarmente utili. Il primo è Different Every Time (Serpent's Tail, 2014, ed. it. Giunti, 2015, traduzione di Alessandro Achilli), la corposa biografia scritta da Marcus O'Dair, un giornalista inglese che collabora a numerose testate specializzate. Di questo libro abbiamo parlato ampiamente nel numero 113.

Il secondo è il recente Side by Side. Selected Lyrics (Faber & Faber, 2020). Il volume raccoglie un centinaio di testi e poesie scritte da Robert e dalla moglie Alfreda (Alfie). Nella lunga parabola del musicista di Bristol la donna, disegnatrice di origine austriaca, ha svolto un ruolo importante. Lo ha sostenuto psicologicamente, è stata collaboratrice e ispiratrice, ma sempre con garbo, senza mai reclamare visibilità.

Il libro dimostra che aver lasciato la musica non significa andare in pensione. Le cose da fare sono ancora tante. La prima è la politica, alla quale Wyatt vuole dedicarsi più attivamente. Naturalmente la sinistra di cui parla il vecchio Bob non ha niente a che vedere con quella che circola dalle nostre parti. È una sinistra alcoolica, tosta, magari anche un po' nostalgica, ma animata dalla sincerità e dalla volontà di cambiare. Le stesse qualità con cui l'autore di Rock Bottom ha potuto regalarci mezzo secolo di musiche indimenticabili. Un cocktail irripetibile di rock, jazz, coriandoli zappiani e schegge latine, cementati da una creatività che ha sempre cercato di esplorare nuovi territori.

La sua non è stata un'impresa da poco, "no mean feat", come sottolinea acutamente Jarvis Cocker nell'introduzione di Side by Side.


     
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