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 Robert Wyatt - Appunti per chi vorrà approfondire - Buscadero - N° 154 - Gennaio 1995

 


Pochi giorni dopo aver redatto una prima stesura di questo articolo, chi scrive ha avuto il piacere di incontrare personalmente Robert Wyatt in occasione della presentazione milanese di «Falsi Movimenti», il libro sul musicista scritto da Michael King e pubblicato in Italia da Arcana nella traduzione di Alessandro Achilli. Anziché tradurre le conversazioni piacevolmente sostenute nei consueti schemi dell'intervista, è sembrato più interessante incorporare le frasi udite dalla viva voce di Wyatt nel testo biografico già esistente, a mo' di commento. A chi legge giudicare se sia stata una buona idea o no.


1. LE ORIGINI

L'infanzia e l'adolescenza di Robert Wyatt devono essere state felici. Cresciuto in una casa nei dintorni di Canterbury che era una specie di crocevia intellettuale ed umano animato dalla madre Honor, giornalista radiofonica ed insegnante, il giovane Robert viene ben presto a contatto co tutte le realtà più stimolanti degli anni Cinquanta e Sessanta in campo musicale, letterario ed artistico in generale. Nel 1960, casa Wyatt vede giungere in qualità di pensionante il «beat» australiano Daevid Allen che Robert elegge immediatamente a suo eroe personale. Nel 1963, Daevid, Robert ed un altro amico, Hugh Hopper, si trasferiscono a Londra, dove condividono il monolocale di Daevid con un'altra conoscenza, Kevin Ayers. Nello stesso anno, debutta sulle scene il Daevid Allen Trio, formato da Daevid, Hugh e Robert con ulteriore aiuto di un altro studente di Canterbury, il pianista Mike Ratledge. Dopo vari cambi di formazione, viaggi ed esperimenti musicali e non, nel 1965 nasce un quartetto chiamato Wilde Flowers, formato da Robert alla batteria, Brian Hopper al sax e chitarra, Richard Sinclair alla chitarra, Hugh Hopper al basso e Kevin Ayers alla voce. Altri cambi, altre formazioni fluttuanti, ritorno di Daevid Allen e nel 1966 qualcosa cambia.


2. NELLA MACCHINA SOFFICE

II nome viene tratto da un libro di William Burroughs, «The Soft Machine», e la prima formazione vede riuniti Robert Wyatt, Kevin Ayers, Mike Ratledge e Daevid Allen. Il 15 ottobre 1966, una gigantesca festa organizzata per il lancio di «IT», il primo giornale underground britannico, vede il quartetto protagonista insieme ad un altro gruppo esordiente, i Pink Floyd («Certo che mi piacerebbe incontrarli nuovamente, Roger Waters e Richard Wright erano miei grandissimi amici, ed anche gli altri, ma adesso come si fa? È come essere amici di una coppia che poi divorzia, non sai più se frequentare lui o lei»).

La festa di «IT» segna l'inizio ufficiale della stagione psichedelica del gruppo, ospite regolare dell'«UFO Club» e degli altri locali dell'epoca.

All'inizio del 1967, esce il primo 45 giri firmato Soft Machine, «Love Makes Sweet Music», ed il 29 aprile dello stesso anno la macchina partecipa al festival dell'Alexandra Palace «14 Hours Technicolor Dream», apice della fase più autentica dell'underground.

Sempre nel 1967, i Soft Machine divengono «obtorto collo» un trio, grazie ai doganieri britannici che negano a Daevid Allen il visto di ingresso al ritorno del gruppo da un «tour» francese. Con questa formazione, i Soft iniziano a perfezionare il proprio «light show», entrando in una fase che oggi si definirebbe «multimediale» («performance» in scena, luci ad effetto, musica concreta, vestiario da «choc» visuale, ecc.).

L'anno successivo, il gruppo intraprende un «tour» statunitense che dura oltre due mesi, come supporto dell'Experience di Jimi Hendrix. È un'esperienza che, sebbene compiuta in un costante stato di «totale ubriachezza», per usare le parole di Wyatt, viene ricordata con particolare soddisfazione.

Al termine del «tour», il trio si ritrova in sala d'incisione per incidere «The Soft Machine», l'album di debutto.

È un disco ricco di idee, poetico ed energico, trasognato e sperimentale, che spazia dal tormentone ayersiano di «We Did It Again» alla sospensione estatica dell'introduzione di «Hope For Happiness» (conosciuta in Italia grazie ad un remoto «Carosello» televisivo), dalla delicatezza di «Joy Of A Toy», delizioso motivetto strumentale, all'urgenza wyattiana di «Save Yourself». Il trio sembra voler viaggiare in tutte le direzioni, e forse commette qualche errore di ingenuità, ma la gioia di suonare e di provare qualcosa di nuovo che si respira in ogni solco lo rendono tuttora degno di essere ricordato («Da un certo punto di vista invidio i musicisti classici, che suonano un'arte che già esiste. Il guaio per loro è però che anche chi li ascolta ha dei modelli cui richiamarsi, mentre quando sperimenti nessuno sa mai cosa si stia facendo, neppure chi suona»).

Dopo alcuni mesi trascorsi col futuro Police Andy Summers come quarto elemento, il gruppo approfondisce la sua ricerca sonora, e Hugh Hopper rimpiazza Kevin Ayers al basso. Nel frattempo, Wyatt comincia ad abbozzare il suo capolavoro, «The Moon In June» («A volte qualcuno mi chiede il testo, allora io mi metto ad ascoltarla al giradischi e... non capisco le parole»).

Nel settembre 1969, il nuovo trio, con l'aiuto di Brian Hopper ai fiati, pubblica «Volume Two». L'album rappresenta il punto di maggiore equilibro raggiunto tra le diverse tendenze artistiche dei componenti la «macchina soffice», unendo felicemente l'anarchia programmatica di Wyatt al rigore compositivo di Hopper e Ratledge. Verso la fine dell'anno, iniziano a delinearsi i Soft Machine della formazione più famosa, quella coi fiati, per intendersi: Elton Dean, Lyn Dobson, Mark Charig e Nick Evans.

Il 6 giugno 1970 viene pubblicato il doppio «Third», vertice assoluto dei Soft, un album in cui i talenti di Wyatt, Hopper, Dean e Ratledge brillano al massimo. Per la parte wyattiana, viene consegnata alla storia la versione definitiva di «Moon In June», un amalgama perfetto di improvvisazione, melodia, canto e perizia strumentale. Tutto sembra andare per il meglio, eppure è proprio in questa fase che le prime incrinature del rapporto fra Wyatt ed il resto del gruppo cominciano a manifestarsi.

In sintesi, il conflitto è tra l'atteggiamento «situazionista» di Wyatt, che preferisce far scaturire la musica da un approccio teso alla scoperta nell'atto stesso del suonare, e le tendenze di Ratledge ed Hopper a dedicare sempre più spazio alla musica scritta e sempre più tempo alle prove («Avevo come l'idea di andare bene perché ero quello giovane ed entusiasta, e finché il mio entusiasmo serviva. Ma poi, quando gli «adulti» volevano mettersi a suonare sul serio, allora mi mettevano da parte»). Nell'agosto del 1970, Wyatt dà sfogo alle proprie idee artistiche in «The End Of An Ear», album solista sulla cui copertina si definisce «cantante pop disoccupato» («La CBS aveva deciso che ognuno dei Soft Machine potesse incidere un album solista, e allora io ho aperto i rubinetti. Non so se sia stato un atto di coraggio, di stupidità o entrambe le cose. Però mi ha liberato, ha liberato la mia voce ed il mio modo di suonare»).

L'amarezza di fondo, combinata all'eccitazione del campo libero, produce un disco difficile ma affascinante, che passa da momenti melodici di pura dolcezza a complesse ed ardue stratificazioni vocali e ritmiche. Alcoolico e lucidissimo, «The End...» è il grido di Wyatt, la rappresentazione dei Soft Machine come avrebbero potuto essere, una prospettiva incompiuta di cose a venire.

Da qui in poi, il rapporto fra Wyatt ed i Soft è la storia di una separazione, consumata specialmente nei confronti di Mike Ratledge (nel 1986, a Reggio Emilia, Wyatt dichiarò che non avrebbe più voluto neppure sedersi nella stessa stanza con Ratledge).

Mentre il «cantante disoccupato» esplora nuove direzioni con la «big band» dei Centipede, fondata dall'amico Keith Tippett, il batterista dei Soft Machine partecipa all'incisione di «Fourth», ossia il trionfo della linea «jazzistica» di ispirazione davisiana, che viene pubblicato nel febbraio 1971.

Nel settembre dello stesso anno, il «Melody Maker» annuncia in prima pagina l'abbandono dei Soft Machine da parte di Wyatt, ed è davvero «la fine di un'era» («Sarebbe bello poter rivedere il materiale «live» del gruppo, ma il manager dell'epoca si è tenuto tutto, soldi e nastri, e quando ogni tanto salta fuori qualche incisione inedita del gruppo non so neppure io come sia successo, e chi l'avesse in mano»).

Fortunatamente, in questo periodo Wyatt incontra Alfreda Benge, che da allora è la sua compagna inseparabile, la «Alfie» di tante canzoni, e questo contribuisce non poco a salvarlo da una depressione che avrebbe potuto essere senza uscita.






3. TALPE E DINTORNI

Dopo aver suonato in un quartetto «free» chiamato Symbiosis ed aver partecipato al «Violin Summit» coprendosi di gloria in veste di batterista, Wyatt avverte che è giunto il momento di iniziare una nuova fase.

Il nuovo si chiama Matching Mole, ovvero «le talpe che si incontrano», ma in francese è chiara l'assonanza con «Machine Molle», e quindi con «Soft Machine». I Matching Mole sono un quartetto composto da Wyatt, David Sinclair (ex Caravan) alle tastiere, Phil Miller alla chitarra e Bill Mac Cormick al basso. Nell'aprile del 1972, dopo sofferte sedute di registrazione, afflitte da problemi tecnici indotti dalla scarsità di denaro disponibile, esce «Matching Mole». È un album incantato ed onirico («Instant Pussy»), venato da una sincera semplicità che può assumere tinte candidamente infantili («Signed Curtain») o struggentemente romantiche («O Caroline»), e che in altri momenti si colora invece di un'inquietudine quasi sinistra («Immediate Curtain»), espressione di un «lato oscuro» che a volte affiora nel mondo wyattiano.

Il nostro gioca a trecentosessanta gradi, impiegando voce, batteria, piano e mellotron e sentendosi per la prima volta dopo anni padrone della situazione.

Durante la registrazione del disco, Sinclair abbandona e viene definitivamente sostituito da Dave MacRae, un tastierista neozelandese già presente in qualità di ospite. Con l'ingresso di MacRae, che condivide con Wyatt il gusto per suonare in situazioni «anarchiche», il tiro del gruppo si alza, e nell'ottobre del 1972 esce «Little Red Record», prodotto da Robert Fripp («Fripp era estremamente dogmatico e autoritario, aveva ridotto Phil Miller alla frustrazione più totale, perché non gli piaceva nessun chitarrista che non fosse lui stesso. Oltretutto era anche un tipo di destra, che una volta ci disse che non apprezzava poi così tanto lavorare con della gente che viveva sulle spalle del Welfare State»). In sintonia con le idee di Wyatt, da sempre spontaneamente orientate a sinistra, la copertina del disco è in puro stile «realismo socialista, e ritrae il gruppo in tenute dell'esercito rosso cinese, molto «patriottiche». La musica vede aumentare le dosi di improvvisazione, i confini tra un brano e l'altro si fanno incerti e nascono almeno due capolavori, «Gloria Gloom», in cui Wyatt si chiede su un sottofondo controllato da Brian Eno se la musica sia davvero «più importante della lotta per un mondo socialista», interrogativo che oggi non sembra interessare come prima, e «God Song», dolcissima invettiva al Creatore («la prossima volta mandaci una figlia sexy/qualcuno che possiamo capire»).

Con la fine dell'anno, e col crescere dei problemi economici ed etilici, finiscono anche i Matching Mole. All'inizio del 1973, la situazione si presenta incerta, si parla di una nuova formazione con Francis Monkman, Gary Windo e Bill MacCormick, ma le cose prendono una piega imprevista e drammatica.


4. INCIDENTE E ANNI SETTANTA

II 1° giugno 1973, Robert Wyatt precipita dalla finestra di un quarto piano durante un party, tradito da un miscuglio micidiale di alcoolici. Sopravvive, ma le gambe restano paralizzate, ed è la fine del «batterista bipede». Nell'ottobre, ancora quasi degente, partecipa all'incisione del primo disco degli Hatfield And The North, prestando la sua splendida voce a «Calyx», e nel novembre torna definitivamente a casa a Twickenham. Nel frattempo, per alleviare una situazione economica difficile, i Soft Machine ed i Pink Floyd organizzano due concerti di beneficenza al Rainbow Theatre, ed altri amici, tra cui l'attrice Julie Christie, compiono altri atti di generosità.

Non potendo più dedicarsi alla batteria, Wyatt decide di concentrarsi sul canto e sull'uso delle tastiere, e nel febbraio/ marzo 1974 entra in sala di registrazione per incidere «Rock Bottom».

Registrato con l'aiuto di alcuni amici fidati, fra cui Hugh Hopper, Richard Sinclair, Laurie Allan, Fred Frith e Ivor Cutler, il disco è unanimemente considerato il capolavoro dell'artista, nonché uno degli album più significativi dell'intero decennio. «Rock Bottom» è una meditazione struggente ed appassionata tradotta in musica, un messaggio di serenità nonostante tutto che, a vent'anni di distanza, non si riesce ad ascoltare senza restarne profondamente coinvolti. Dalla dolcezza maestosa di «Sea Song», canzone assolutamente meravigliosa, si passa al clima visionario di «A Last Straw» ed alla corsa mozzafiato di «Little Red Riding Hood Hit The Road», pervasa dalle sonorità echeggianti e vorticose della tromba di Mongezi Feza. Di seguito, «Alifib» e «Alife» sono filastrocche infinitamente meste, che portano lentamente verso la declamazione finale e visionaria di «Little Red Robin Hood Hit The Road», affidata alla voce lunare di Ivor Cutler, che solleva interi brandelli di inconscio sino alla soglia della consapevolezza, lasciando chi ascolta senza sapere esattamente dove si trovi. Lo stesso giorno dell'uscita del disco, il 26 luglio 1974, Robert e Alfreda si sposano. In settembre, Wyatt collabora con Brian Eno in «Taking Tiger Mountain By Strategy» ed alla fine dell'anno «Rock Bottom» riceve a Parigi il prestigioso «Gran Prix Charles Cros» come disco rock dell'anno.

Alla fine di maggio del 1975, la Virgin toglie letteralmente dalle mani dell'artista «Ruth Is Stranger Than Richard», per l'ansia di bissare il successo di «Rock Bottom» e di contenere i costi («la mia situazione economica è quella che è, non posso permettermi di collaborare con chi vorrei, perché generalmente i musicisti vogliono essere pagati»). Il disco lascia insoddisfatto lo stesso Wyatt, ma contiene diversi ottimi brani, tra cui «Team Spirit», cui collabora Brian Eno, e «Muddy Mouth», un liricissimo duetto tra il canto di Wyatt ed il piano di Fred Frith.

In giugno, Wyatt si esibisce a Roma, in piazza Navona, con gli Henry Cow, ed in autunno partecipa all'incisione di «The Hapless Child» con Mike Mantler.

Negli anni successivi, Wyatt dirada l'attività musicale e comincia ad interessarsi seriamente all'attività politica, giudicando quest'ultima «più interessante». Mentre sul piano musicale nel 1978 si segnala un notevole contributo wyattiano a «Music For Airports» di Brian Eno, il versante politico vede l'artista iscriversi al partito comunista britannico nel 1979.


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5. DAGLI ANNI OTTANTA AD OGGI

Con l'inizio degli anni Ottanta, Wyatt sembra realizzare che fare musica non significa necessariamente scrivere canzoni («Elvis e Frank Sinatra non hanno mai scritto una canzone in vita loro», dirà in un intervista riportata in «Falsi Movimenti»), e comincia ad interpretare brani altrui. A volte si può trattare di standard jazz, come «Memories Of You» e «Round Midnight», interpretati in modo superlativo e personalissimo. In generale, tuttavia, si può dire che la maggior parte della produzione di questo periodo sia influenzata dall'impegno politico.

Risalgono ai primissimi anni Ottanta «Arauco», «Caimanera», la splendida e malinconicissima «At Last I Am Free» e «Born Again Cretin» crudele gioco di parole dedicato alla setta dei «Born Again Christian».

Nel 1981, Wyatt incide l'angosciante colonna sonora di «The Animals» un documentario sulle atrocità commesse dall'uomo nei confronti degli animali. Nel 1982 esce «Shipbuilding», una canzone di Elvis Costello contro la guerra delle Falkland che Wyatt interpreta come se fosse sua, ottenendo fra l'altro anche un certo successo di vendita.

Due anni dopo, è la volta di «Work In Progress», un EP contenente la versione wyattiana di «Biko», inno di Peter Gabriel, «Yolanda» del cubano Pablo Milanes e «Te Recuerdo Amanda» del cileno Victor Jara, vittima di Pinochet.

Con il 1985, la vena politica dell'artista trova un'espressione più organica con uscita dell'album «Old Rottenhat», in cui la radicalità dei testi si fonde con la migliore vena creativa musicale, toccando il vertice in «Alliance», «The United States Of Amnesia» e «Gharbzadegi», costruita su un'affascinante sequenza di accordi pianistici. Un caso a parte è poi rappresentato da «P.L.A.», cioè Poor Little Alfie, una dolcissima canzone d'amore per Alfreda Benge. Verso la fine della decade, Wyatt assiste al mutamento delle caratteristiche del partito e dei suoi componenti, molti dei quali gli sembrano solo assetati di carriera e di potere, ed abbandona la politica militante. Per il lato musicale, si segnala la partecipazione a «Beauty» di Ryuichi Sakamoto nel brano «We Love You».

Nel 1991, il nome dell'artista torna su tutti i giornali specializzati grazie alla pubblicazione di «Dondestan», che Wyatt stesso definisce «un disco sullo sradicamento e sul galleggiamento». Le atmosfere sono un po' più pensose di quelle di «Old Rotthenhat», e forse avvincono maggiormente. Sul piano delle curiosità, è da notare fa versione Wyattiana del rap («Shrinkrap»), mentre i brani più affascinanti sembrano essere le solitudini di fronte al mare di «Costa» e «The Sight Of The Wind», le atmosfere jazzate di «Worship», che potrebbe figurare tra i classici del genere e le riflessioni di «Left On Man».

L'anno successivo, il mini cd «A Short Break» porta cinque nuovi brani, registrati su un semplice quattro piste in casa «qui, adesso, senza trucchi di studio, solo cinque schizzi astratti, cartoline dal fronte casalingo (devo prendermi, qui e là, qualche po' di tempo per un breve intervallo)». Nel 1993, Wyatt collabora con gli Ultramarine per il loro album «United Kingdoms» («la prima cosa che ho pensato quando mi hanno chiesto di lavorare con loro è stata: Dio mio, sono più giovani di mio figlio») componendo le melodie vocali di alcuni brani.

I progetti in corso sono un'incisione con John Greaves, ex Henry Cow, ed un brano con il chitarrista belga Philip Catherine, e la storia va avanti («Alfreda ed io non stiamo ringiovanendo, e viviamo un po' isolati. Col tempo quasi mi vergogno di suonare quando c'è gente, e spostarci non è semplice. Fortunatamente, è bello vedere ogni tanto delle facce amichevoli come qui»).


6. CELEBRAZIONI

Come si è detto all'inizio, l'Arcana Editrice ha appena pubblicato una bella edizione italiana della biografia di Robert Wyatt scritta da Michael King, «Falsi Movimenti» («è venuto da me, e mi ha chiesto se potevo aiutarlo. Gli ho risposto che non mi ricordavo più di tante cose, e lui ha replicato: non importa, le ricordo io. Così, se per caso una volta dicevo che un certo giorno era stato a suonare a Birmingham, lui mi diceva che non ero vero, che quel giorno invece ero nel tale e nel tal altro posto, ecc.... Da non credere»). Il libro è una narrazione cronologica della carriera musicale dell'artista, non contiene chiacchiere inutili o pettegolezzi ed è corredato da una parte iconografica molto curata, ricca di foto, articoli di giornale, corrispondenza e quant'altro.

Senz'altro consigliabile anche per la quantità di testimonianze originali di altri artisti, da Andy Summers a Hugh Hopper e da Elvis Costello a Joe Boyd, che rendono la vicenda molto viva e realistica.

Sul piano delle celebrazioni sonore, è stata pubblicata (non in Italia) un'antologia della Virgin, che in un doppio CD raccoglie una panoramica sull'arte di Wyatt molto completa, anche se non particolarmente ricca di inediti e rarità. Si intitola «Going Back A Bit: A Little History Of Robert Wyatt». Chi non conoscesse l'artista può benissimo cominciare da qui, mentre gli wyattiani incalliti non troveranno nulla che più o meno non conoscano già. Diverso discorso, quasi diametralmente opposto, deve farsi per un'altra antologia, questa volta edita dalla Rough Trade, che si intitola «Flotsam Jetsam». Qui si tratta di un album singolo, che contiene diverse cose interessanti, come «Slow Walkin' Talk» con Jimi Hendrix al basso, la prima stesura di «Moon In June», una intensissima «God Song/Fol De Rol» in duetto con Francis Monkman nel dicembre 1972 e una versione di «Born Again Cretin» incisa nel 1981 per «Un Certo Discorso» programma benemerito di Radiotre.

Come si vede, un disco adattissimo per chi pensava di conoscere tutto dell'artista. E con questo, per stavolta possiamo finire qui. Buon ascolto.

Michele Paparelle


POSTCRITTO
Per completare il discorso sulle celebrazioni Wyattiane, va aggiunto che di recente è uscito per la collana «BBC Radio I Live In Concert» un mini CD dedicato ai Matching Mole. Si tratta di cinque brani registrati al Paris Theatre il 27 luglio 1972, «Instant Pussy», «Litheing And Graceing», «Marchides», «Part of the dance» e «Brandy As In Benge». Insieme alla «No Alf Measures» compresa «Flotsam Jetsam», questi episodi costituiscono una preziosa testimonianza della dimensione «Live» del gruppo, e rivestono interesse anche per i non collezionisti. M.P.

       
     
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