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Robert Wyatt - Rockerilla - N. 134 - ottobre 1991
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Introduzione
II ritorno di Robert Wyatt con il suo nuovo gioiello "Dondestan" - Dove sono? - rompe il silenzio durato ben sei anni e non può che destare piacere a tutti coloro che, come il sottoscritto, hanno sempre apprezzato sia i suoi lavori che l'artista in tutta la sua capacità espressiva, politico-intellettuale, vocale e lirica. "Dondestan" è una collezione di canzoni, in parte scritte dalla moglie Alfie, basate sulla musica di Robert Wyatt.
Dato lo spessore del personaggio, l'affetto che mi lega ai suoi vecchi lavori e la particolarità dovuta alla sua lunga assenza, era inevitabile che avviandomi verso il "Tara Hotel" di Kensington, in un caldo tardo pomeriggio di agosto, per incontrare Robert e Alfie, avvertissi dentro di me un certo nervosismo. Nervosismo che si i però immediatamente dileguato quando lo stesso Robert, dopo avermi salutato, mi ha candidamente confessato di essere anche lui piuttosto nervoso poiché era da tanto tempo che non rilasciava interviste. Dopo questa reciproca confessione si è instaurata una atmosfera rilassata ed amichevole che ha accompagnato la lunga intervista (durata oltre 4 ore) di cui vi dò qui di seguito un parziale resoconto.
- Sono trascorsi sei anni dall'uscita del tuo "Old Rottenhat" ed oggi, finalmente, questo silenzio si è rotto con l'uscita del brillante "Dondestan". Dimmi Robert, oltre all'impegno che hai avuto nel mettere insieme il tuo LP, cosa è successo nella tua vita in questo periodo.
Bob: "Dall'uscita dell'ultimo LP ci siamo trasferiti fuori Londra, in quanto Alfie non voleva più abitare nella casetta di Twickenam e cambiare casa è un big deal. Ora abitiamo in una country house nel Lincolnshire dove, essendo più spaziosa, posso finalmente avere la mia stanza dove tenere tutti i miei strumenti, piazzare la mia batteria e più di ogni altra cosa suonare i miei dischi di musica jazz a tutto volume anche in piena notte, senza disturbare gli inquilini del piano di sopra. Ora, avendo più spazio mi posso muovere liberamente, posso girare per la stanza (spin around) e giocare come un bambino.."..
- Su "Dondestan" ho sentito un suono frequente di batterla. Questa è la prima volta che la suoni dopo tanto tempo? (Robert si limita a suonare brushes e cymbals).
Bob: "C'è voluto un bel po' di tempo a suonarla, anche se non pienamente in quanto non posso fare uso dei piedi. Mi limito a fare uso dei cimbali e delle spazzole ma tutto il resto manca. Ho cercato di suonare le percussioni in "Old Rottenhat" e "Work in Progress", mentre in "Dondestan" ho avuto più libertà di movimento".
- In "Old Rottenhat" ci sono atmosfere differenti sia rispetto a "Rock Bottom" che al tuo ultimo "Dondestan". A mio parere "Dondestan" sembra essere la continuazione di Rock Bottom"...
Bob: "Sono contento che lo pensi. Mi sento come se ci fossero torrenti di idee nella mia mente che solo raramente esploro in pieno e forse è la prima volta dall'uscita di "Rock Bottom" che mi sento di nuotare nel mio fiume per un intero album. Non ho mai avuto bisogno di cambiare tanto per cambiare. Ho sempre cercato di trovare il giusto 'noise', il giusto sound, le parole adeguate al mio feeling del periodo. Comunque sono d'accordo sul fatto che ci sia una certa continuità tra "Dondestan" e "Rock Bottom".
Questa volta la scelta delle liriche è stata di Alfie che ha una parte importante in "Dondestan". Tutta la A side e la prima song della B side sono state scritte da lei.
- Alfie, questa è la prima volta che scrivi poemi e collabori musicalmente e direi pienamente, con Robert (la sua voce l'avevamo ascoltata in "Rock Bottom" e in duetto in "Work In Progress"). Lo scrivere poemi è stato qualcosa che hai sempre sentito di fare o la tua principale ispirazione è sempre stata la pittura?
Alfie: "Devo dirti che non è stata una collaborazione nel senso stretto della parola in quanto questi poemi già esistevano facendo parte di una collezione di 25 di essi che ho scritto in Spagna durante un lungo inverno. Robert, a metà della realizzazione del suo disco, andava alla ricerca di different inputs, gli ho presentalo i miei poemi che poi segretamente he put into music. Penso che se mi avesse chiesto di scrivere canzoni per la sua musica non l'avrei mai potuto fare. Questi poemi sono una esperienza non solo mia, ma anche di Robert perché quando li ho scritti lui stava con me ed il feeling che ci sta dentro è quello provato anche da lui. Sono molto contenta che Robert ha scelto i miei poemi!.
- A questo punto Robert ridendo e lisciandosi la sua lunga barba, aggiunge.
Bob: Devo dire che ho colonizzato i poemi o ancora meglio li ho 'cannibalizzati' (ridendo). Comunque, quando volevo fare dei cambiamenti di verso o ripetere un verso chiedevo sempre il suo permesso. La sua risposta è stata sempre:
"I poemi sono di mia proprietà ed il modo in cui le canti sono fatti tuoi. Fai come ti piace..." (altra risata). C'erano altri poemi anche loro pieni di immagini ma quelli che ho scelto li ho trovati più vicini al mio modo di suonare e cantare...
- Dimmi Alfreda, il tuo mondo poetico e vicino a quello di Robert o esplori situazioni differenti...
Alfie: "Se ti riferisci al fatto che negli ultimi anni le canzoni di Robert sono state più politiche, mentre le mie sono meno politiche, sono d'accordo. Infatti, anche se politicamente abbiamo le stesse idee, io le esprimo nelle mie liriche in modo meno vistoso rispetto a Robert. Ad esempio, in "Costa" c'è la descrizione del posto colonizzato dai turisti. Questo posto è privo di facilità di servizi per la gente che ci vive per tutta la vita. C'è la mancanza di gas, per cui devi usare le bombolette e ogni volta che piove c'è sempre un enorme buco nel mezzo della strada. In estate il suo aspetto è più nuovo e splendente... ma solo per i turisti. Io direi che i problemi del mondo li vedo allo stesso modo in cui li vede Robert con la sola differenza che li descrivo in modo differente. Penso che una poesia deve essere più ambigua di una canzone. Non sarebbe stata una poesia
se allo stesso tempo avessi messo troppo in chiaro la mia politica".
- Così ogni tua poesia ha un significato ben preciso. Non è frutto di immaginazione, in quanto ha a che vedere con ciò che circonda la società ed il suo ambiente...
Alfie: "Descriverei i miei poemi come "Socialismo Realista" anche se qualcuno non lo condividerebbe. Tutto quello che descrivo esiste e non è una immagine da me inventata. Tutte le 25 poesie da me scritte rappresentano quadretti che ho commentati con parole non avendo avuto il tempo necessario per dipingerli. L'unico frutto d'immaginazione è la descrizione del "Sea God", una presenza raccontata da una monaca..."
- Robert, l'ultima volta che ho sentito la tua voce è stata nella tua collaborazione data nell'album degli Happy Endings "Turn the World Upside Down" (album uscito lo scorso anno per la Cooking Vinyl). Cosa puoi dirmi in proposito...
Robert: "Quella degli Happy Endings è fra le più belle bands da me vista e sentita. Tutto è successo durante un Miners Benefit. Sai, quando in Inghilterra c'è una battaglia delle Trade Unions molti gruppi simpatizzano con la lotta ed organizzano dei concerti per fare sentire la gente felice ed unita, mentre i media cercano di rovinare tutto specialmente quando la politica di sinistra è coinvolta.
Gli H.E. erano in uno di questi concerti di beneficenza, notarono la mia presenza tra il pubblico ed alla fine del concerto mi chiesero se ero disposto a cantare una canzone per il loro successivo LP. Well, non me lo son fatto ripetere due volte. Mi piace molto il loro stile di adattamento di vecchie canzoni..."
- Negli ultimi 20 anni hai dato la tua collaborazione a quasi 40 dischi, dal rock al jazz allo sperimentale. Looking back, quale di queste collaborazioni è stata di tua grande soddisfazione?
Robert: "Devo dirti che riguarda la collaborazione ad un album non ancora uscito e che ho registrato alcuni anni fa. Ho cantato il brano di un poeta canadese, con il quale sono divenuto amico, che si chiama Paul Heinz (il quale ha anche collaborato con Carla Bley ed altra genie ed è anche amico del sassofonista Evan Parker). La canzone che ho cantato si chiamava "Kurtsy" con Evan Parker al sax soprano. E' stata una grande gioia e soddisfazione avere E. Parker con me. Purtroppo il disco non ha ancora visto la luce! E' stato prodotto da Skip Hanraham che fa centinala di cose in America...".
- Questo vuoi dire che la tua soddisfazione si realizza quando collabori con musicisti jazz. Il jazz è un tuo innato amore...
Robert: "Il jazz è la musica che ho più ascoltato da quando ero giovane. Mi piace il tocco leggero del ritmo che c'è nel jazz, è più fluido, ha un senso ambiguo in quanto il ritmo non a molto accentuato e devi essere tu ad immaginare un po'. I jazz musicians che mi piacciono e che conosco, gente come Gary Windo, George Khan, Mongezi Feza, Dave McRae etc..., possono fare tanto con le loro idee musicali che io non posso fare con la mia voce. Questa è la gente che chiamo per aiutarmi...".
- Se i musicisti che hai citato sono quelli che chiameresti per aiutarti, come mai non hai chiesto i1 loro aluto nel realizzare "Dondestan"?
Robert: "Forse perché dentro c'è un po' di para-politica (grande risata!). A volte, forse per vanità, voglio vedere quanto posso fare da solo. Dopo tutto, mi piace suonare i brushes e i cimbali così come mi piace trovare le note nel plano e cantare. Quindi perché non provare a mettere tutto insieme e sentire cosa esce fuori? Questo non lo faccio molto spesso ma quando provo cerco di amalgamare il tutto in modo coerente. Avrei potuto invitare alcuni musicisti ma non è stato necessario. Beh, mi piace la sfida".
- C'è un unico musicista che inviti a darti una mano In "Lisp Service" ed è il tuo vecchio amico ex Soft Machine, gruppo del quale tu hai fatto parte, il bassista Hugh Hopper!
Robert: "Io ed Hugh siamo stati amici dall'età di 11 anni, frequentavamo la stessa scuola. Lui ha scritto la prima canzone che ho cantato e che nessuno ha mai ascoltato. La canzone si chiamava "Memories" che lui ha scritto quando era molto giovane. Mi ricordo che lui suonava ed io cantavo, sperimentavamo altre cose con nastri e così via. Lui scriveva canzoni ma era troppo timido per cantarle e grazie al cielo io potevo farlo per lui. Sai, Hugh essendo un bassista è un background musician. Una delle ultime canoni che ho ripreso è stata "Amber And The Amberines" che si trova su "Work in Progress". Con Hugh c'è un grande affiatamento anche se un po' nervoso perché non parliamo mai di politica".
- Sei in contatto con i tuoi ex colleghi dei Soft Machine e Matchlng
Mole, o non ti importa niente di loro!
Robert: "Il mio migliore amico era Dave McRae. il tastierista dei Matching Mole, che essendo un Neo-Zelandese sposato con una ragazza del suo paese, è tornato nell'altra parte del pianeta. Mi piacerebbe tanto rivederlo ma è troppo lontano. L'ultima volta che ha suonato per me è stato in "Round About Midnight". Dave sa come dare il giusto suono alle mie canzoni così come è stato nel caso di
"Memories of You"... ll suo tocco di piano è unico...".
- Dimmi, ti ha influenzato il suo modo di suonare le tastiere?
Robert: "Quello che più mi piaceva di lui, era il fatto che fosse uno dei pochi esperti di musica jazz disposto ad aiutare gente alla quale piaceva il jazz ma non lo suonava, come nel mio caso. Dave è il miglior keyboardist che ho conosciuto. Devo dirti che mi è staio di grande aiuto...".
- Tu hai ripreso alcune belle songs (At Last I'm Free, Strange Fruit, Shipbuildlng...}. Ci sono state due pop bands che hanno ripreso due tue canzoni: Tears for Fears (Sea Song) e recentemente il gruppo Horse Latitude con "O Caroline" dall'album dei Matching Mole. Quale è stata la tua reazione quando ti hanno chiesto il permesso di riprenderle? Ti sono piaciute le loro versions?
Robert: "Mi fa molto piacere che altri musicisti riprendano mie canzoni. Ad esempio penso che i Tears For Fears hanno rifatto "Sea Song" meglio di me. Un'altra cover che mi piace molto è stata fatta da un musicista Basco, "The Age of Self". Anche questa è una versione che forse a suo modo, arricchisce l'originale. Riguardo "O Caroline" ripresa dalla band Horse Latitude ti confesso che non ne sapevo l'esistenza e ti ringrazio per avermene parlato... anche perché... le cover ti fanno entrare in tasca un po' di soldi, il che non è poi tanto male perché ne ho proprio bisogno...".
- Tu sei uno del pochi musicisti coinvolti nella politica. E' noto infatti che negli anni passati sei stato molto impegnato nel Partito Comunista Inglese. Qual è oggi il tuo rapporto con esso?
Robert: "Beh, a dire il vero il mio rapporto col Partito Comunista Inglese non è più tanto stretto come nel passato. Il fatto è che non condivido la linea politica adottata dai nuovi dirigenti che, pur di sopravvivere, hanno ammorbidito notevolmente la vecchia strategia 'Alternativa", Può darsi che mediante questa 'sterzata' il partito riesca a sopravvivere, ma, anche se così fosse, io non credo che questa sarebbe una vittoria quanto una sconfitta perché così facendo il partito perde la sua identità. Ma, comunque andrà a finire, io non ho nessuna intenzione di unirmi a questa che per me è una 'farsa'. Comunque; nel mio nuovo album c'è una canzone intitolata "CP Jeebies" nella quale spiego quale è oggi la mia relazione con il Partito Comunista..."
- Lasciando da parte le vicende specifiche del comunismo Inglese. Alla luce degli eclatanti eventi politici degli ultimi anni quale pensi che sia oggi il ruolo del comunismo in campo mondiale?
Robert; "Devo confessarti che sono realmente molto depresso di fronte a questo comunismo che pare stia chiudendo battenti un po' ovunque, Io credo che il problema più grande del comunismo sia quello di scrollarsi di dosso il ruolo 'subalterno' interpretato negli ultimi decenni. Certo non sarà facile, ciononostante credo che, di fronte ad un sistema capitalistico nel quale le sperequazioni tra ricchi e poveri vanno assolutamente riuscire a mantenere vivo l'ideale di una maggiore eguaglianza".
- Negli ultimi anni molti musicisti hanno indirizzato il loro impegno politico verso una causa ecologica, vedi ad esempio Sting e la battaglia contro la distruzione della "Rain Forest". In che modo ti senti coinvolto in questo tipo di causa?
Robert: "Vedere musicisti come Sting che si interessano della situazione degli indigeni che vivono in Amazzonia non può farmi che piacere. In queste vicende, infatti, l'intervento e l'impegno di una Star può avere un impatto ed una capacità di denuncia molto forti. Naturalmente il problema ecologico non riguarda solo l'Amazzonia ma molti altri paesi in via di sviluppo dove la macchina del potere sta trasformando l'ambiente per i propri interessi economici. Anche se la mia musica non può pienamente esprimere ciò che penso riguardo le tematiche ecologiche, come persona mi sento molto coinvolto in questi problemi. Non a caso lo ed Alfie siamo stati tra i primi membri di una organizzazione inglese chiamata "Friends of the Earth".
Parliamo un po' del tuo nuovo album "Dondestan". Mi sbaglio o questo titolo ha qualcosa a che vedere con la vicenda americana del Desaparecidos? .
Robert : "Beh, per quanto la tua sia una interpretazione un po' drammatica credo che potrebbe andare bene, In effetti con questo titolo io ed Alfie volevamo riferirci ad un concetto più generico, che potrei definire di 'dissolvenza', che concerne tutte quelle situazioni in cui qualcosa che sembrava radicato nella realtà sembra scomparire senza lasciar tracce. Potrebbe riguardare appunto i desaparecidos così come il Communist Party o i turisti che dopo l'estate scompaiono dalle città di mare o ancora, ed in realtà proprio a questo si riferisce la title track, "Dondestan" è una domanda che riguarda la scomparsa dei Palestinesi. Dove sono i Palestinesi che sono stati buttati fuori dal Kuwait e da tanti altri paesi? Che fine hanno fatto?
- Puoi descrivermi con poche parole il concetto di questo lavoro?
Robert: "Cercherò di spiegartelo in modo semplice e breve. per me fare un disco è come fare un viaggio che può iniziare ovunque e potrebbe finire nello stesso posto. Nel caso di questo disco le tappe principali del viaggio sono stati i poemi di Alfie, le mie "Fanny Songs" dal caratteristico stile melodico e la ricerca di un suono che abbinasse atmosfere tipiche di musica europea con influenze di musica araba", (A questo punto Robert mi dà una lunga spiegazione di come si è tradotto in questo disco il viaggio dal punto di vista della tecnica compositiva. Un intricato percorso che parte da LA
minori, passa da scale diatoniche, accenti, intervalli... per ritornare infine agli accordi iniziali).
- Comunque per quanto mi riguarda i1 tuo stile rimane ancora caratterizzato da atmosfere romantiche e delicate con dentro anche dello sperimentale.
Robert: "Sono contento che la pensi cosi perché, per quanto non usi più quel tipo di stratagemmi drammatici che usavo in passato, per me creare una canzone rimane ancora un processo di'sperimentazione' proiettato ad amalgamare nel modo migliore le 'immagini' evocate dai
stesti con le sensazioni dei ritmi e dei suoni. Nel caso di 'Dondestan' questa ricerca ha rappresentato una 'sfida' ancor più difficile che in passato, perché ho dovuto confrontarmi con i poemi scritti da Alfie cercando di coglierne l'essenza per poi rifletterla nella musica".
- E tu Alfie, come hai vissuto questa collaborazione?
Alfie: "²Non so se sono molto brava a descrivere questo tipo di cose, anche perché nessuno mi ha fatto mai domande in proposito. Ciò che ti posso dire e che i testi scelti da Robert li ho scritti quando stavamo in Spagna e descrivono le atmosfere di quei luoghi: la vita attorno alla spiaggia, quelle particolari atmosfere invernali, molto pacifiche ed un po' desolate, nelle quali pare non accadere nulla di nuovo ed invece ad uno sguardo più attento tanti piccoli particolari si rivelano in tutta la sua suggestiva unicità. Basti pensare a quegli incantevoli e sempre mutevoli tramonti che mi hanno dato tanta ispirazione per la mia pittura".
- A proposito di pittura, che rapporto c'è tra la musica ed i tuoi quadri?
Alfie: "Beh, c'è una relazione molto stretta. Infatti, se quando dipingo per me stessa i miei quadri nascono da qualcosa di specifico che ho visto e che mi ha divertito o emozionato, quando invece disegno le copertine per i dischi di Robert tutto nasce dalla musica, mi siedo ascolto la musica e cerco di tradurla in immagini... Nel caso di "Dondestan", però, le cose sono andate in maniera un po' diversa. Questa volta infatti ho adottato uno stile più narrativo che immaginifico, in quanto quello che volevo era soprattutto riprodurre l'atmosfera molto intima che c'era tra noi in Spagna".
- Oltre che scrivere i testi e disegnare le copertine, tu hai delle fugaci apparizioni in voce sia su "Rock Bottom" che in "Work in Progress". Pensi che in futuro potresti coinvolgerti di più anche nel cantare?
Alfie: "Potrebbe essere un'idea ma veramente non credo che ciò accadrà perché Robert canta molto meglio di me. C'è però un'altra cosa che mi piacerebbe fare nei dischi dì Robert...".
- Vuoi dirmi di che si tratta?
Alfie: "Beh... mi piacerebbe suonare la batteria!...".
- Perché sai suonare la batteria?
Alfie: "No, non proprio. Però ho sempre avuto un debole per questo strumento, tanto che ho speso molto tempo della mia vita per andar dietro a dei batteristi". (A questo punto Alfie e Robert si guardano ammiccanti ed iniziano a ridere in maniera un po' complice. Chiedendo se posso conoscere le ragioni di questa risata vengo a sapere che, prima di Robert, Alfie ha avuto altre sei storie d'amore vissute tutte con dei batteristi).
- Alfie. Potresti spiegarmi 11 significato della canzone 'The Sight Of the Wind". Cosa intendi per "La vista del vento"?
Alfie: "Beh, si tratta di sensazioni. Non si può vedere il vento quanto i suoi effetti. Le carte e le buste di plastica che si impigliano in qualcosa poi si impennano e volano via, gli alberi che si piegano, l'ululato del vento. Per me il vento è come una forza invisibile e positiva che pulisce le spiagge dalia sporcizia buttata dalle persone disegnando delle piccole dune e lasciando tutto come se fosse di nuovo 'vergine'".
- Robert, credo che "Cathedral Architecture" sia l'unica canzone dell'album che ha momenti di piena felicità. Per quanto mi riguarda trovo infatti che generalmente i1 tuo modo di fare musica sia più melanconico, nel senso che le suggestioni emotive ispirate dalle tue canzoni non sono tanto esuberanti quanto molto interiori e delicate.
Robert: "Questa e una domanda molto interessante. "Cath. Arch.", che è stata scritta da Alfie, si potrebbe definire anche una canzone antirazzista e umanitaria. Oggi sempre di più si stanno erigendo barriere tra i popoli, si tende ad emarginare coloro che sono stranieri o diversi: gli Arabi, i Palestinesi, gli zingari, gli immigrati... Noi diciamo: non escludere non odiare la gente diversa ma confrontati con essa e cerca di conoscerla. Noi crediamo che tutti possono insegnarci qualcosa e darci felicità... Comunque c'è una cosa che vorrei dire. Per quanto molte mie canzoni abbiano dei testi impegnati non vorrei sembrare un monaco. In realtà io mi sento molto più comico o un commediante di quanto la gente non pensi. Con questo voglio dire che oltre ai testi impegnati, mi piace molto scrivere testi semplici e giocare con le parole. Direi che provo ancor oggi un piacere quasi infantile nel giocare con la fantasia, nello sparpagliare le parole qua e là per poi ricomporle in un puzzle sempre mutevole".
- Ma cosa mi dici riguardo la mia Impressione sul carattere melanconico della tua musica?
Robert: "Beh. Senza dubbio nella mia musica c'è molta di questa che tu chiami melanconia, ma non vorrei che la gente prendesse questo come qualcosa di negativo. In un certo senso credo che nella mia musica si possa trovare lo stesso paradosso che c'è nel canto del blues e del flamenco. Anche lì trovi atmosfere che apparentemente sono piene di tragedia e sconfitta, ma in realtà quelle sono canzoni che celebrano la vita nei suoi aspetti più intensi, capovolgendo ciò che sembra negativo in qualcosa di positivo".
- La melanconia e la tristezza che abbiamo trovato in "Rock Bottom" erano nate dopo l'incidente che ti ha paralizzato?
Robert: "Non direi pienamente. Questo lo hanno tirato fuori tutti i critici musicali che hanno recensito il disco. Tu sei il primo che si addentra nel saperne un po' di più. Devo dirti che quasi tutto il disco è stato concepito in Italia, a Venezia nell'isola della Giudecca. Ricordo che mi trovavo lì con Alfie, la quale era impegnata a lavorare con dei suoi amici... Neanche a dirlo era d'inverno quando ormai la grande ondata turistica aveva lasciato Venezia ai Veneziani. Quando Alfie era impegnata io andavo in giro. Durante una dì queste passeggiate ho trovato questo organo, che ancora oggi caratterizza parte del mio suono e che uso anche in "Dondestan", che ha una marca strana "Riviera" che non credo sia una marca famosa pur avendo l'unico suono che mi da piacere e che si addice al timbro della mia voce. Il giorno in cui il mio piccolo organo "Riviera" si romperà, finirò di fare dischi. Ancora, per farti sapere, "Rock Bottom" è stato concepito a Venezia prima del mio incidente. Anche parte dei testi sono nati lì e poi il tutto è stato ancor più sviluppato in ospedale dopo il mio incidente".
L'ultima cosa che voglio chiederti riguarda i tuoi progetti futuri. Pensi che farai alcuni concerti per promuovere "Dondestan"?
Robert: "Credo che non avrei più lo spirito adatto per fare concerti. Ricordo che l'ultima volta che sono stato on stage con gli Henry Cow a Piazza Navona in Roma mi sono sentito molto stanco e nervoso. Il fatto è che fisicamente non mi sento più tanto forte per affrontare tutto lo stress ed i disagi di un tour. Per fare un paragone si potrebbe dire che oggi mi sento più un regista cinematografico che un attore teatrale. Ormai mi sento molto più a mio agio a lavorare e creare in studio e tradurre questo in una esibizione dal vivo sarebbe molto difficile".
Questa è stata l'ultima risposta ufficiale catturata dal mio registratore. In realtà la mia conversazione con Robert ed Alfie è andata avanti sino a tardi, accompagnata da frequenti tazze di te e caffè e da dolcetti portoghesi. Quando infine, ed ora ormai quasi notte, ho lasciato l'albergo mi sono ritornate in mente le prime parole che Robert mi aveva detto: " Alfie mi dice sempre che le persone che ascoltano la mia musica sono matte!". Non proprio matte da legare avrei voluto dire, caro Robert, ma da lasciare libere di tuffarsi insieme a te in quell'oceano fatto di suoni ed armonie nate per dare sensazioni di pace spirituale che saziano il proprio animo, intraprendendo un viaggio di cui tu stesso sei il navigatore, God bless you both.
Ringrazio Gareth 'ma mate' Davies della Rough Trade Rec. per avermi organizzalo l'appuntamento con Robert. Un ringraziamento va anche al mio collega DJ Guglielmo 'Willie' Di Lorenzo for his help.
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